L’AMBIENTE NATURALE

La Pianura Padana, che ospita la parte di territorio della nostra città, era anticamente rivestita da un lussureggiante manto vegetativo.
Una grande varietà di alberi, soprattutto ad altro fusto, e numerose specie di animali avevano costituito un ambiente naturale caratteristico e specifico.
La facilità con cui la flora cresceva e diveniva rigogliosa era da attribuire al clima decisamente favorevole.
A tale sviluppo contribuiva la grande quantità di acqua che scorreva in ogni dove, sia sopra il terreno che nell’immediato sottosuolo.
Esisteva, secondo gli studiosi, un grande lago denominato Gerundo, che si estendeva dal Lodigiano al Cremasco, fino a Treviglio ed oltre, in cui confluivano le acque dei fiumi Adda, Serio ed Oglio, privi com’erano di un loro corso ben definito.
Più che un vero e proprio lago, queste acque formavano grandi paludi, dove l’umidità elevatissima e le temperature calde estive risultavano condizioni ottimali per favorire il formarsi di coperture vegetative fitte di estesi boschi e selve, paragonabili un po’ a quelle tropicali.
Ci furono poi grandi opere di prosciugamento e risanamento delle zone lacustri, iniziate soprattutto dai frati Benedettini fin dagli inizi del periodo medioevale e protrattesi per molti secoli.tombe-morte-1

Le opere di bonifica nella Pianura Padana avvenivano anche con la costruzione di canale colatori ed irrigatori, in una preziosa opera di regolamentazione della acque,che scorrevano prima troppo selvaggiamente.
L’aspetto vegetativo, e conseguentemente quello ambientale, subivano così, man mano, grandi mutamenti.
Ai boschi e alle paludi si sostituivano gradatamente terreni coltivabili e da adibire all’allevamento ed alla pastorizia; finchè non si cominciarono a sperimentare le coltivazioni intensive o a rotazione che introdussero concetti agricoli moderni di sfruttamento razionale e scientifico del terreno.
Oggi, l’attività agricola, intensissima nelle campagne padane, è giunta al punto ottimale di utilizzo dei terreni, e l’impiego dei macchinari ha ridotto drasticamente la necessità di unità lavorative.
Con l’introduzione delle nuove logiche agricole, da una stagione all’altra si assiste a trasformazioni ambientali impressionanti.
La campagna, privata dei filari di alberi- che producevano ambra, dannosa alle colture- appare, durante l’inverno, simile ad una steppa in cui l’occhio non trova ostacoli per diversi chilometri.
D’estate il granoturco, ad esempio, che può raggiungere un’altezza di due metri, assieme agli alberi rimasti e rivestiti del loro fogliame trasforma radicalmente l’aspetto degli stessi luoghi, rendendoli quasi irriconoscibili.
Sono rimasti invece pressocchè immutati i nomi dei luoghi. Nelle carte e nei documenti antichi si trovano molti termini o nomi di luoghi che suggeriscono la natura della località, anche in epoche diverse.
Termini come salexeti, terre runchie, silve, castaneti,gerbide, rovereto, ulmeneto, gerola identificano località che hanno conservato fino ad oggi toponimi che non lasciano dubbi sulle loro origini e sulla loro costituzione, favorendo così una visione dell’ambiente di epoche remote con una discreta definizione dell’intero territorio.
Il Salice, che prospera nei territori umidi in prossimità di fiumi, paludi, lame, mosi e laghi, non a caso era tra i più diffusi tipi di alberi della zona. In località Ariadello, ad esempio, ancora oggi si può trovare una notevole porzione di terreno quasi paludoso, disseminato di salici.
tombe-morte-3In località Laghetti si trovano invece, oltre ai salici, vegetazione e microfauna tipica degli stagni. Nella zona di Olzano, intorno al Cavo Retorto, si può ancora osservare un ambiente naturale quasi intatto: un biotopo veramente interessante, ricco di vegetazione spontanea e di microfauna di varie specie.

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